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"Ciò che ammiriamo sempre, anche quando Nabokov imposta la voce su una nota troppo alta o troppo bassa, è l'infinita sottigliezza delle sensazioni. Quasi nessuno, nel ventesimo secolo, gli sta vicino: forse soltanto Proust e la Woolf, Yeats e Pessoa... Con queste sensazioni sovranamente reali, Nabokov vuole creare un mondo nuovo: un mondo che sia esclusivamente suo, che non assomigli a quello reale, né a quello degli altri scrittori. Qui regnano leggi e consuetudini che non ritroviamo in nessun altro luogo della terra... Questo mondo nuovo ricorda spesso l'operetta: un Offenbach ilare e cupo, metafisico e utopico. Alla fine, dopo che abbiamo contemplato e ammirato il lavoro coscienziosissimo di Nabokov, ci assale una sensazione di meraviglia. Il mondo nuovo è avvolto e penetrato di mistero, che lo rende ancora più incomprensibile di quello reale. Nabokov ha creato un enigma, di cui crede di conoscere il significato: mentre nemmeno lui né le farfalle gigantesche, né il grande Re mascherato conoscono l'ultimo segreto dei suoi racconti." (Pietro Citati)